Il gruppo TORCH: infezioni della donna incinta pericolose per il nascituro
L’acronimo TORCH è una sigla che non identifica un solo esame, ma un gruppo di esami. Questi ricercano gli anticorpi – IgG e IgM – diretti contro alcune malattie infettive che hanno una caratteristica in comune. Se colpiscono una donna non incinta non producono praticamente nessun danno. Mentre, se colpiscono la donna in gravidanza, possono determinare danni molto gravi nel bambino.
Il test ricerca la presenza degli anticorpi diretti contro i quattro microrganismi che compongono la sigla TORCH, e cioè:
- To per il Toxoplasma
- R per il Virus della Rosolia
- C per il Citomegalovirus
- H per l’Herpes Simplex Virus
IgG ed IgM
Va ricordato che:
- le IgM – o Immunoglobuline M – sono quelle prodotte rapidamente al momento della prima risposta ad un nuovo antigene estraneo e forniscono protezione a breve termine, scomparendo man mano che compaiono le IgG;
- le IgG – o Immunoglobuline G – sono la quota principale (circa 70-80% di tutte le immunoglobuline), compaiono dopo le IgM e poi restano stabili per mesi o anni, scomparendo lentamente se non vi sono più contatti con l’antigene estraneo, garantendo la protezione immunitaria a lungo termine.
Toxoplasmosi
La Toxoplasmosi è un’infezione parassitaria dovuta ad un protozoo chiamato Toxoplasma gondii. Si tratta di un parassita presente in moltissimi animali da allevamento e domestici, tra cui il gatto.
L’ingestione del parassita può avvenire in seguito alla manipolazione di escrementi di gatto infetto, con alimenti a base di latte di capra non pastorizzato o carne contaminata, specie di agnello, poco cotta.
L’infezione nella donna non incinta è quasi sempre asintomatica e guarisce spontaneamente senza postumi. Mentre in gravidanza il parassita può essere trasmesso dalla madre al figlio attraverso la placenta. In questo caso la toxoplasmosi può causare danni e malformazioni all’occhio e al sistema nervoso centrale.
Il rischio di toxoplasmosi permane per tutta la durata della gravidanza. Ma i danni sono differenti a seconda del mese in cui viene contratta l’infezione. Per cui si va, in base al periodo gestazionale, dal rischio di aborto spontaneo allo sviluppo di difetti congeniti, fino a quadri meno gravi di ritardo nello sviluppo o disturbi funzionali nell’infanzia.
Rosolia
La Rosolia è una infezione virale. Il rischio ad essa connesso è massimo nelle prime settimane di gravidanza, si riduce nel secondo trimestre ed è ancor più basso nel terzo trimestre. Infatti, il virus interferisce con l’organogenesi, cioè col processo di sviluppo degli organi. Quindi una infezione nelle primissime settimane produce il rischio di aborto spontaneo.
Nel secondo e terzo mese l’infezione da rosolia può produrre patologie cardiache, ritardo della crescita, danni alla vista e/o all’udito, disturbi del sistema circolatorio. Ed alcuni effetti a distanza, cioè che possono manifestarsi durante l’infanzia, come malattie neurologiche, del sistema immunitario e della tiroide.
Citomegalovirus
Anche l’infezione da Citomegalovirus (CMV) è dovuta ad un virus. Il CMV ha una elevatissima circolazione nella popolazione, peraltro con infezioni, nella maggior parte dei casi, asintomatiche e senza conseguenze.
Nel caso di infezione CMV in gravidanza, invece, si possono manifestare perdita dell’udito, ritardo mentale, polmonite, epatite e disturbi ematologici. Il CMV può passare al bambino sia durante il parto che attraverso il latte materno.
Herpes Simplex Virus (HSV)
L’infezione da Herpes Simplex Virus (HSV) è anch’essa molto comune nella popolazione. Questa è dovuta a due diversi ceppi, chiamati HSV1 o “herpes labiale” (colpisce le labbra e il volto), e HSV2 o “herpes genitale” (colpisce le vie genitali ed urinarie).
Le infezioni da HSV sono di norma ricorrenti. Nel senso che il virus, una volta tramesso per contatto orale o genitale, si “nasconde” nelle terminazioni nervose periferiche e lì sopravvive a lungo, risvegliandosi ogni tanto nelle situazioni che producono un calo delle difese immunitarie.
I neonati, generalmente, si infettano durante il passaggio nel canale del parto. Il virus si diffonde in tutto il corpo, attaccando organi vitali. In questi casi è possibile una cura con farmaci antivirali specifici, che deve iniziare il più presto possibile. Ma, a seconda della gravità del quadro clinico, anche dopo il trattamento è possibile che residuino danni permanenti al sistema nervoso centrale.
Per maggiori informazioni sugli esami necessari per identificare le malattie del gruppo TORCH clicca qui.
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