Storia
Armando, 2008 (china su carta, 25×33 cm)
Artista: Pietro Lista
“Non è facile raccontarsi”.
Era questo l’incipit del “Dossier Esami“, che fu stampato dal Laboratorio Cavallo nel 1992.
Si trattava di un documento di servizio, abbastanza innovativo per l’epoca, che presentava le analisi offerte dal laboratorio, suddivise per branca specialistica, e richiamava, a grandi linee, una “carta dei servizi”.
Era accompagnato da un pieghevole che, esattamente come avrebbe previsto, un paio d’anni dopo, la carta dei servizi, presentava i principali riferimenti per contattare e per raggiungere il laboratorio, gli orari di apertura e così via.
Insomma, il “Dossier Esami” precorreva, almeno per certi versi, i tempi, visto che la legge istituente la carta dei servizi sarebbe stata promulgata solo nel 1994 (e per molti degli anni a venire sarebbe stata largamente disattesa). Si trattava di un libretto di 40 pagine, che conteneva nella parte iniziale una presentazione della struttura e delle attività del laboratorio.
Quelle pagine di presentazione erano arricchite da immagini delle opere di Pietro Lista, Virginio Quarta, Ugo Marano ed Antonio Petti, tutti artisti salernitani le cui opere Armando Cavallo aveva posto in laboratorio, fotografate da Armando Cerzosimo.
Proprio a partire da quegli anni, e fino ai giorni nostri, la storia del laboratorio è diventata sempre più intensa e, per molti aspetti, convulsa, legata ad un progresso tecnologico, e ad un regresso di molti aspetti del contesto sociale e della politica sanitaria, che ha costretto quasi tutti a reinventarsi l’organizzazione del lavoro quasi tutti i giorni.
Ma è fortunatamente è c’era stata un’epoca, prima della metà degli anni ’90, in cui le cose avevano viaggiato su ritmi più vivibili ed in contesti ben diversi.
Armando Cavallo aveva aperto il suo laboratorio nel 1958, in società con un collega ed amico fraterno, ma il suo carattere estremamente poco incline al lavoro in squadra aveva reso sin dal primo momento difficile il rapporto.
Dunque, i due amici avevano, di buon grado e di comune accordo, deciso di sciogliere la collaborazione. Ne resta traccia nei titoli cambiari con i quali Armando Cavallo ha saldato all’amico quanto dovuto, con una nota di suo pugno “pagato il 27/1/1958”, e nel contratto di fitto, su carta bollata da 100 lire, col quale il dott. Armando Cavallo prende in locazione “[…] un quartino… composto di vani due ed accessori, sito in Salerno alla via Arce 30, primo piano, interno 2.
L’immobile locato sarà adibito esclusivamente a gabinetto di analisi cliniche, con annesso laboratorio […]“.
In vani due (ed accessori) è nato il Laboratorio Cavallo.
Era, quella, un’epoca veramente pionieristica: le istruzioni operative di lavoro, che oggi sono documenti ufficiali di Sistema Qualità , erano semplici foglietti dattiloscritti, rigorosamente privi di data, per cui resta anche difficile inquadrarne l’esatta epoca di redazione.
Ce ne restano un paio, ciascuna riportante metodiche di colorazione microbiologica: la colorazione di Zihel-Nielsen, la colorazione di Gram, quella di Albert per il Corynebacterium dyphtheriae, e la colorazione istantanea al blu di metilene per la gonorrea in forma acuta, il che ci ricorda come l’epoca in cui Armando Cavallo aprì il suo laboratorio era l’epoca in cui le malattie più comuni non erano ancora quelle del benessere, diabete, cardiopatia ischemica, ipertensione, ma erano quelle della povera gente, prime fra tutte le malattie infettive, la tubercolosi, la gonorrea, persino la difterite.
Ci resta anche un piccolo museo di apparecchiature che Armando Cavallo ha messo insieme negli anni, e che sono oggi esposte, in parte, in una vetrina visibile dalla strada di Via Clemente Mauro.
Tra esse un microscopio che a lui era particolarmente caro, e che compare anche in una sua foto degli anni ’80 che è stata posta nell’ingresso di tutti i laboratori.
Ma andiamo per ordine:
Microscopio con una metodica di
colorazione microbiologica dell’epoca